lunedì 20 febbraio 2017
giovedì 9 febbraio 2017
CONCENTRATORI SOLARI LUMINESCENTI LSC
Nuove scoperte e nuove sperimentazioni
nel campo dell'energia fotovoltaica. Si tratta di una ricerca condotta dalla Los Alamos National Laboratory in collaborazione con l'Università degli Studi di
Milano-Bicocca, condotta da Francesco
Meinardi, grazie al quale si potrà rendere
fotovoltaica ogni superficie.
Lo studio si basa su due concetti
scientifici molto distinti, ovvero i Quantum Dot e i Concentratori
Solari Luminescenti (LSC).Gli LSC sono lastre fotoattive trasparenti che possono essere integrate come finestre o pannelli solari colorati in ambito architettonico. Si tratta di veri e propri convertitori fotonici che sono in grado di incrementare il potenziale luminoso sulla loro superficie e di trasformarlo in energia elettrica. Il materiale, quindi, ha la capacità di riunire tutte le lunghezze d'onda del raggio luminoso incidente per convertirle in radiazione infrarossa o ultravioletta, infatti la lastra emette luce blu o rossa se illuminata.
(Concentratori
Solari Luminescenti quando vengono illuminati)
Le lastre fotoattive vengono
messe in commercio complete di basi in Plexiglass a basso costo e
rifinite con coloranti acrilici. La caratteristica principale dei
LSC è quella di riuscire a convertire la luce solare in quelle
determinate lunghezze d'onda dove il rendimento elettrico è più alto. La
radiazione così assorbita viene guidata all'interno dello spessore della lastra
fino a concentrarla nei bordi, dove vengono poste le vere e proprie celle
fotovoltaiche.
Gli LSC sono quindi composti
da una matrice trasparente ad alta qualità ottica (Plexiglass) e dal materiale
luminescente (Molecole organiche fluorescenti). I principi fondamentali
per il loro funzionamento sono per prima la riflessione interna totale e
successivamente l'emissione di fluorescenza. Le caratteristiche che
questo genere di materiale ha in prospettiva della tipologia del
fotovoltaico integrato sono numerose, ovvero la trasparenza, la possibilità
di avere la superficie della lastra colorata o incolore, molte possibilità di
applicazione in ambito progettuale, essendo questo materiale molto leggero e
flessibile, adattabile a varie situazioni architettoniche.
Come detto, il Concentratore è
una lastra fotoattiva trasparente e questo suo essere fotoattivo lo deve
alla presenza all'interno della propria struttura di vari punti quantici,
ovvero particolari nanostrutture attive dal punto di vista ottico.
Nello specifico, il Quantum Dot è
quella sostanza che si trova allo stato colloidale, diversa sia
dalle soluzioni che dalle sospensioni, nella quale una sostanza è dispersa in
un'altra sostanza, detta mezzo disperdente, in forma generalmente amorfa. Il Quantum
Dot è, quindi, quel tipo di nanostruttura che presenta un materiale
semiconduttore avente una certa banda proibita incluso in un secondo
semiconduttore con banda proibita più grande. Con banda proibita si
intende quell'intervallo di energia interdetto agli elettroni, un vero e
proprio gap energetico con il quale si definiscono le caratteristiche
elettroniche di metalli e altri materiali. Infatti, dove il gap si sovrappone
alle bande permesse (di valenza e conduzione) si ha un materiale conduttore, al
contrario si tratta di un isolante quando il divario è grande fra la zona
interdetta e quella permessa. Il Quantum Dot genera, quindi, una piccola
regione tridimensione, detta pozzo di potenziale, dove vengono
convogliati i portatori di carica, ovvero elettroni e lacune.
La relazione che intercorre tra
Condensatore Solare Luminescente e Quantum Dot sta proprio nell'inclusione
del secondo nel primo, dove il Condensatore riesce a convogliare la radiazione
luminosa verso i bordi, e quindi verso le celle fotovoltaiche, grazie alla
presenta al suo interno di vari punti quantici. Si viene a creare così una doppia
struttura colloidale: il Condensatore assorbe la luce e il Quantum
Dot la convoglia e la converte, evitando quindi la riflessione interna alla
lastra, ovvero il raggio non viene riassorbito ma direzionato verso le celle
fotovoltaiche nei bordi.
Con questa particolare tecnologia non
sarà più necessario avere un impianto fotovoltaico integrato in architettura ma
sarà sufficiente inserire in ambito progettuale vetri con questa tecnologia
al posto dei classici. Si tratta naturalmente di un processo ancora in fase
di sperimentazione ma i vantaggi che apporterà in futuro sono di portata
immensa.
Molto spesso gli impianti
tradizionali fotovoltaici, che siano essi in struttura cristallina o amorfa
quindi a pannelli o pellicole, non trovano facile applicazione. È il
caso di edifici con conformazioni organiche o che appartengono al patrimonio
artistico o ancora che non hanno spazio sufficiente per ospitare gli impianti,
mancano, ad esempio, di tetti o terrazze di dimensione adeguata. Con il vetro,
invece, il discorso cambia, perché è impossibile non dotare un edificio di
aperture.
La scelta di utilizzare gli LSC,
propriamente detti come "Pannelli polimerici trasparenti contenti
specie luminescenti" vanta, quindi, notevoli vantaggi, come
l'impiego di materiali economici come il vetro e il Plexiglass e bassi costi
potenziali per la produzione, grande flessibilità e leggerezza e applicabilità
a richieste e progetti di design e quindi integrazione su larga scala. Ma non
solo, perché si potrebbe questa tecnologia è facilmente accoppiabile con la
tradizionale tecnologia fotovoltaica oppure consente una minore superficie
riservata a quest'ultima, è un sistema che funziona anche in condizioni di
cielo molto nuvoloso e quindi con luce diffusa e non presenta i problemi tipici
di dissipazione del calore.
Fonte ENI.
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