lunedì 2 settembre 2013

SISTEMI FOTOVOLTAICI DI ULTIMA GENERAZIONE CELLE TRIPLA GIUNZIONE


La concentrazione solare al contrario della tecnologia a film sottili, in questo ambito tecnologico, la quantità di materiale fotovoltaicamente attivo viene fortemente ridotta, proporzionalmente al fattore di concentrazione e sostituita con materiale meno costoso, quale è, ad esempio, il vetro utilizzato per costruire le lenti. L’utilizzo della concentrazione solare sta trovando un rinnovato interesse, perché in parte sta beneficiando delle ricadute tecnologiche sviluppate in campo spaziale, così come era successo nei primi anni settanta per la tecnologia del silicio, dall’altra, le sperimentazioni fino ad oggi condotte hanno trovato sintesi in nuovi prodotti estremamente interessanti. La Spectrolab, della compagnia Boeing in California, annunciava, nella conferenza europea di Barcellona, di avere superato il record precedente con una cella multi giunzione avente l’efficienza del 39% a 236 soli. Bisogna comprendere la portata di tali risultati: le previsioni indicano la possibilità di rendere nel medio periodo questa tecnologia competitiva rispetto alla tradizionali forme di produzione di energia. Anche l’Italia gioca un ruolo di primo piano nel panorama internazionale riguardante lo sviluppo del solare a concentrazione.

I sistemi a concentrazione:

Un sistema a concentrazione è composto fondamentalmente di tre parti: il ricevitore, l’ottica di focalizzazione e l’inseguitore solare. Il ricevitore è il componente che comprende sia la cella solare che il sistema di dissipazione del calore.
L’ottica di focalizzazione è l’elemento che permette di concentrare la luce solare sul ricevitore e può essere costituita da lenti o specchi. Poiché i sistemi a concentrazione lavorano con la componente diretta della luce solare, il ricevitore e l’ottica di focalizzazione richiedono l’utilizzo di un inseguitore solare, che può essere a singolo asse o a doppio asse, per consentire un miglior puntamento del sole in ogni istante. Esistono svariate tipologie di sistemi a concentrazione, in funzione della diversa tecnica di focalizzazione della luce solare e del tipo di ricevitore che si utilizza. Le lenti possono essere di tipo ad immagine (cioè capaci di focalizzare in un punto l’immagine della sorgente di luce) o del tipo senza immagine (in questo caso non viene riprodotta nel punto focale l’immagine della sorgente). Queste ultime permettono di ridurre uno dei maggiori problemi che caratterizzano i sistemi a concentrazione, ovvero, la richiesta di una elevata precisione di puntamento dell’inseguitore solare. Generalmente, infatti, i sistemi point focus richiedono un angolo di accettazione inferiore a ± 0.5°. Questo significa che se l’angolo formato tra la semiretta congiungente il modulo a concentrazione ed il sole con l’asse del sistema ottico di raccolta fosse maggiore di 0,5° si determinerebbero considerevoli perdite nelle prestazioni del modulo a concentrazione. Le lenti senza immagine vengono impiegate proprio perché permettono di ampliare l’angolo di accettazione di alcuni gradi. Per ridurre i problemi di puntamento, viene adottata anche la soluzione di inserire sotto la lente principale delle ottiche secondarie, che possono consistere di piccoli coni la cui superficie interna è riflettente (Fig. 2.1).

 

Fig. 2.1 Si riporta l’esempio di un sistema a concentrazione tipo ”point focus‘ in cui è presente un’ottica di focalizzazione costituita da una lente di Fresnel e da un’ottica secondaria, rappresentata dal cono di colore giallo
 


 

Nei sistemi point focus generalmente si utilizzano celle ben separate una dall’altra con dimensione estremamente ridotta (con area di qualche mm2). Questa soluzione è interessante perché permette di utilizzare sistemi di dissipazione di tipo passivo e per i ricevitori, la tecnologia di fabbricazione utilizzata per i LED a semiconduttore.
Si prevede, quindi, una facilitazione nell’industrializzazione di tali sistemi. I sistemi line focus possono fare uso di lenti senza immagine con maggiori angoli di accettazione e vengono utilizzati  anche con inseguitori a singolo asse. La criticità dei sistemi che fanno uso di ottiche rifrattive, come i sistemi point focus e line focus risiede nella necessità di dover controllare l’aberrazione cromatica, ovvero la focalizzazione della luce a diverse lunghezze d’onda in punti focali differenti.
Per ottenere potenze maggiori ed evitare i problemi legati all’aberrazione cromatica, si utilizzano i sistemi dense array, in cui, al contrario dei sistemi precedenti, le celle solari assumono una dimensione maggiore (qualche cm2), sono disposte una vicino all’altra e la luce viene concentrata con degli specchi parabolici. In questo caso si rende necessario un sistema di raffreddamento di tipo attivo e la messa a punto di ricevitori più complessi, proprio per la necessità di rendere efficace la dissipazione del calore. Occorre comunque notare che è necessaria una maggiore precisione nella lavorazione degli specchi di quella richiesta per le lenti dei sistemi point focus. Se la parte centrale dello specchio, ad esempio, possedesse un errore di forma e fosse inclinata rispetto a quella ideale di un angolo a, allora il raggio riflesso sarebbe deviato rispetto al raggio ideale di un angolo d =2 a. Un errore di forma si ripercuoterebbe quindi in un doppio errore nella riflessione dallo specchio ed il raggio riflesso inciderebbe sul target tanto più lontano dal punto di incidenza ideale tanto più lontano è posizionato il target rispetto alla superficie riflettente.
Per diminuire la sensibilità necessaria nella lavorazione dello specchio è opportuno considerare specchi con un distanza focale dello specchio dal target minore possibile. Sono stati realizzati anche sistemi a concentrazione ibridi costituiti cioè sia da un ottica rifrattiva che riflessiva. Tali sistemi permettono di raggiungere fattori di concentrazione elevati (pari a 1000 soli) ed utilizzando ottiche senza immagine, consentono angoli di accettazione di circa ± 1.5°. Attualmente questi sistemi presentano delle uniformità di illuminazione sulle celle solari non ottimali e richiedono ancora dei miglioramenti nell’ottica di focalizzazione. Per diminuire i problemi termici che caratterizzano i dense arrays  sono stati sviluppati i sistemi a micro dish (micro specchi) che permettono fattori di concentrazione minori dei primi ma non necessitano di sistemi di raffreddamento di tipo attivo. Essendo gli specchi di piccola dimensione, è anche minore il rischio di determinare errori di forma e risulta più facile anche il puntamento del sole. Ovviamente, tali sistemi presentano una maggiore complessità di realizzazione. Per cercare di ottimizzare la raccolta della luce solare e diminuire i problemi legati alla dissipazione del calore sono stati progettati sistemi a concentrazione che utilizzano i filtri dicroici. Tali filtri permettono, ad esempio, di suddividere la luce solare in due principali regioni spettrali (una nell’infrarosso ed una nella regione che va dal visibile all’ultravioletto). Quando questi filtri vengono abbinati a degli specchi parabolici, è possibile inviare le diverse regioni spettrali su gruppi di dispositivi diversi, ognuno capace di raccogliere in modo ottimale lo spettro incidente. Ad esempio, si utilizzano dispositivi al GaSb o al Silicio per raccogliere la componente infrarossa dello spettro solare e celle all’InGaP o a multi giunzione InGaP/GaAs per raccogliere la componente visibile ed ultravioletta dello spettro solare. Questi sistemi sono stati sviluppati di recente e sono ancora tra una fase di studio ed ottimizzazione. A conclusione di questa sintetica e certamente non esaustiva descrizione delle tipologie dei sistemi a concentrazione esistenti, si considerano i sistemi v-trough, che utilizzano dei semplici specchi ai bordi di pannelli di tipo standard. Il nome deriva dalla configurazione geometrica degli spechi, il cui prolungamento forma, il profilo appunto di una v. In questo caso la realizzazione dei sistema a concentrazione è estremamente semplificata; il prezzo da pagare è legato al basso fattore di concentrazione ottenibile (circa 2 soli). Tra i sistemi a concentrazione menzionati non è possibile ancora definire un sistema concentrazione migliore, perché mancano ancora delle sperimentazioni di lunga durata sulle quali basarsi per esprimere un giudizio ponderato. Nel futuro potrà essere vincente il sistema a concentrazione che permetterà di essere realizzato con metodologie industriali a basso costo, quindi, mediante una tecnologia facilmente riproducibile e che si dimostrerà affidabile quanto i sistemi fotovoltaici piani oggi disponibili sul mercato. Occorre comunque osservare, che il rinnovato interesse nella tecnologia del solare fotovoltaico a concentrazione, trova fondamento, sia dalle numerose ed ingegnose soluzioni di sistema individuate, ma soprattutto nei recenti successi ottenuti sulle celle solari, che costituiscono il cuore di questi sistemi. È opportuno, quindi, soffermarsi a descrivere il funzionamento, le criticità e le prospettive di sviluppo di questi dispositivi innovativi quali sono le celle solari a multigiunzione basate sui composti III-V della tavola periodica degli elementi.
 
PANNELLI FOTOVOLTAICI A CONCENTRAZIONE
In figura 2.2 e 2.3 vengono riportati due dei pannelli fotovoltaici a concentrazione sviluppati presso il dipartimento di fisica all’università di Ferrara, in questo capitolo verranno in particolar modo spiegati la tecnologia di deposizione utilizzata per creare i film dicroici (reactive magnetron sputtering) ed i materiali utilizzati.
Il principio dei concentratori ottici fotovoltaici è semplicemente di utilizzare un collettore ottico di radiazione a riflessione o rifrattivo (specchio o lente), che concentri la luce solare su una ridotta quantità di celle fotovoltaiche ad alta efficienza. La riduzione del silicio impiegato rispetto ad un sistema piano è pari al valore della concentrazione ottica.
L'Inseguimento
 
Tutti i sistemi aventi concentrazione ottica superiore a 5 devono necessariamente essere dotati di un sistema di movimentazione del concentratore solare che mantenga il sole nella regione di accettanza ottica massima. La precisione richiesta ai sistemi meccanici aumenta con la concentrazione ottica, l’inseguimento garantisce una maggiore produzione di energia elettrica su base annua stimabile, alle nostre latitudini, in oltre il 35% di l'incremento rispetto ad un sistema piano fisso di analoga potenza nominale. Prima cella a concentrazione al silicio Le comuni celle fotovoltaiche al silicio non sono adatte, senza modifiche, a raccogliere la radiazione solare concentrata. Variando alcune caratteristiche, senza rivoluzionare la struttura della cella, è possibile produrre celle adatte alle esigenze della concentrazione.
Seconda cella INGAP e terza in GaAs Si stanno sviluppando substrati virtuali di Si/Ge mediante reattore al plasma sulle quali è possibile depositare strutture fotovoltaiche con elementi del tipo III-V (singole e doppie giunzione). Si ottengono così substrati adatti per la produzione di celle InGaP e in GaAs da utilizzare in sistemi fotovoltaici concentratori a separazione spettrale ad elevata efficienza realmente competitivi in termini di prezzo.
Coating dicroici
La radiazione incidente viene separata in diverse componenti cromatiche, la separazione della radiazione è ottenuta tramite opportuni coating dicroici che agiscono come filtri ottici selettivi (Fig.2.4).
La differente componente cromatica separata e riflessa viene raccolta da distinte celle fotovoltaiche progettate per essere più sensibili alle differenti frequenze provenienti, appunto, dai differenti film dicroici (Fig.2.5).
 

In realtà assemblando più elementi riportati in figura 2.4 ,non si ottiene come struttura finale quella riportata in figura 2.5, ma una struttura più complicata derivante dalla sovrapposizione di due diverse parabole vedi figura 2.3. Polarizzazione per dicroismo e modello dell'oscillatore meccanico Il fenomeno del dicroismo è dato dall'assorbimento da parte di un materiale della componente in una data direzione del campo elettrico di una radiazione luminosa incidente. In genere i materiali dicroici naturali sono materiali birifrangenti che, come ad esempio la tormalina, per certe lunghezze d'onda presentano proprietà di assorbimento della luce lungo una direzione. Si ricade quindi nel modello dell'oscillatore meccanico in cui però una coppia di molle in una direzione sono tali da generare oscillazioni elettroniche fortemente smorzate. Un modello fisico elementare alternativo per un mezzo dicroico è una griglia composta da conduttori paralleli fra loro (Fig.2.6). Le dimensioni e le distanze dipenderanno dalla lunghezza d'onda della radiazione utilizzata. Se un'onda elettromagnetica attraversa tale sistema, la componente del campo elettrico parallelo ai conduttori viene assorbita in quanto genera all'interno delle correnti elettriche con conseguente dissipazione dell'energia per effetto Joule. L'altra componente ortogonale invece non potrà interagire se non molto debolmente con gli elettroni dei conduttori e quindi sarà quasi completamente trasmessa. Tale fenomeno è facilmente riproducibile in laboratorio usando le microonde e una griglia macroscopica composta da fili elettrici distanziati fra loro di qualche centimetro.
Dicroismo
Quando la luce attraversa un materiale trasparente puό, attraverso il campo elettrico, eccitare gli elettroni legati delle molecole costituenti, che assorbono energia e successivamente la riemettono. Le dimensioni e le distanze dipenderanno dalla lunghezza d'onda della radiazione utilizzata. Se un'onda elettromagnetica attraversa tale sistema, la componente del campo elettrico parallelo ai conduttori viene assorbita in quanto genera all'interno delle correnti elettriche con conseguente dissipazione dell'energia per effetto Joule. L'altra componente ortogonale invece non potrà interagire se non molto debolmente con gli elettroni dei conduttori e quindi sarà quasi completamente trasmessa. Tale fenomeno è facilmente riproducibile in laboratorio usando le microonde e una griglia macroscopica composta da fili elettrici distanziati fra loro di qualche centimetro.
 

La Spiegazione dell’indice di rifrazione “n”, ovvero del fatto che la velocità di propagazione nella sostanza v=c/n risulti minore che nel vuoto e funzione della frequenza della luce. Se la sostanza è costituita da molecole a simmetria sferica, questi processi di assorbimento e riemissione avvengono in modo indipendente dal verso del campo elettrico “Ei” della luce incidente. In altre parole non c’è dipendenza dalla polarizzazione della luce incidente, la propagazione avviene allo stesso modo in tutte le direzioni, ovvero si ha l’isotropia, tipica delle sostanze amorfe. Esistono sostanze che per la loro costituzione si comportano in modo diverso da quello sinora descritto. Sono sostanze per la maggior parte costituite da molecole che sono allungate in una certa direzione, per cui sono dotate di un loro asse di simmetria, che viene detto asse ottico della sostanza. La prima caratteristica di queste sostanze è che la velocità di propagazione dell’onda è diversa se la direzione del campo elettrico della luce è parallela o perpendicolare all’asse delle molecole. Poiché la velocità di propagazione di un’onda elettromagnetica è caratterizzata da un indice di rifrazione n, ci saranno due indici di rifrazione: uno detto ordinario “no” associato al campo elettrico e perpendicolare all’asse ottico e uno straordinario “ns” associato al campo elettrico E parallelo all’asse ottico. Il fenomeno è detto birifrangenza. Sono sostanze birifrangenti i cristalli monoassici quali quelli del sistema romboedrico, esagonale, tetragonale, tra i quali la calcite e il quarzo. Un’ altra proprietà che possono avere le sostanze birifrangenti è nota come dicroismo, e consiste nel fatto che l’assorbimento della luce da parte della sostanza dipende dalla polarizzazione della luce. Quando il campo elettrico della luce è parallelo all’asse ottico, esso puό porre in oscillazione gli elettroni lungo l’asse della molecola: gli elettroni assorbono una quantità di energia proporzionale al quadrato dell’ampiezza dell’ oscillazione, che riemettono successivamente, diffondendola in tutte le direzioni. Se il campo elettrico è perpendicolare all’asse ottico della molecola, l’ampiezza dell’oscillazione risulta molto più piccola, per cui l’assorbimento è molto minore. In tal senso si parla di assorbimento selettivo. Nel corso della propagazione all’interno della sostanza una delle due componenti dell’onda viene dunque progressivamente assorbita e diffusa in tutte le direzioni e, se lo spessore è sufficiente, scompare praticamente lungo la direzione di propagazione, mentre l’altra prosegue quasi inalterata. Tra le sostanze dicroiche ricordiamo la tormalina (borosilicato di alluminio che cristallizza nel sistema romboedrico) e l’erapatite (cristalli di iodosolfato di chinino, materiale organico artificiale).
 
 
Fig. 2.7 Struttura di un a cella solare a multigiunzione. Nella parte destra della figura si evidenzia la raccolta selettiva dello spettro solare da parte di ogni giunzione componente la struttura.
 
tre giunzioni, che convertono rispettivamente le diverse parti dello spettro solare, sono tra loro collegate in serie da diodi tunnel caratterizzati da una caratteristica corrente-tensione di tipo ohmico nell’intervallo di corrente in cui le tre giunzioni operano. L’ottimizzazione di questa struttura avviene con codici di calcolo derivati dalla fisica dei dispositivi a semiconduttore. La giunzione superiore, realizzata con InGaP, assorbe e converte la radiazione blu dello spettro solare. La restante radiazione viene trasmessa alla giunzione intermedia, realizzata in InGaAs, che converte in particolare la parte visibile dello spettro solare. Infine, la radiazione infrarossa raggiunge la terza giunzione realizzata con il germanio.
In questo modo è possibile ottimizzare la raccolta della luce solare e ottenere valori di efficienza di conversione più elevati. Le celle solari a tripla giunzione sono caratterizzate da una tensione a vuoto (Voc) che è data dalla somma delle tensioni delle tre sotto-celle, tipicamente di 2.5 V a un sole, mentre raggiungono valori prossimi a 3 V in concentrazione. Ovviamente, le tre giunzioni, essendo collegate in serie elettricamente, devono essere ottimizzate in modo da produrre all’incirca la stessa corrente di corto circuito (Isc), così da non penalizzare l’efficienza di conversione complessiva. La condizione di match tra le correnti si ottiene a condizioni di illuminazione standard, ma si modifica all’alba e al tramonto, in quanto lo spettro solare si impoverisce nelle basse lunghezze d’onda (blu). In questo caso, si verifica una diminuzione dell’efficienza del dispositivo, in quanto la cella superiore (InGaP) produce una minor corrente e limita la corrente prodotta dalle giunzioni più sensibili alle alte lunghezze d’onda (visibile e rosso). Un progetto adeguato della struttura solare permette però di limitare la perdita di efficienza. Un importante problema associato all’utilizzo di celle a tripla giunzione collegate in serie elettricamente, come accade tipicamente in un dense array, è la protezione delle celle alla polarizzazione inversa. Nel funzionamento può accadere che una porzione dell’array di celle si trovi ad essere illuminato dalla radiazione solare ad un livello di concentrazione inferiore a quello delle altre celle componente l’array stesso. Quando, in una stringa  di celle solari collegate in serie, alcune celle si trovano ad operare ad una corrente più bassa, la corrente generata dalle celle completamente illuminate forza le celle meno illuminate a portarsi in condizioni di polarizzazione inversa.
Le celle solari che fanno parte dell’array con un minor livello di insolazione dovrebbero dunque poter sopportare e resistere alla polarizzazione inversa senza esserne danneggiate. Il funzionamento in polarizzazione inversa non è congeniale alle celle solari, le quali possono danneggiarsi facilmente, ad esempio in conseguenza del fenomeno noto come hot spot: ad elevate tensioni, tipicamente prima che si inneschi il fenomeno della moltiplicazione a valanga, alcuni punti della cella (denominati difetti) iniziano a lasciare passare la corrente inversa che viene forzata dalle altre celle (più illuminate) della stringa. Poiché l’area in cui la corrente fluisce è estremamente ridotta, la conseguente densità di corrente è elevatissima; per effetto Joule, il materiale subisce un forte riscaldamento locale, fino a deteriorarsi e creare di conseguenza percorsi di corto circuito (denominati shunt).
Tali percorsi sono creati in modo irreversibile, per cui anche quando l’array di celle ritorna ad essere uniformemente illuminato, i percorsi shunt permangono, ed il pannello solare perde di efficienza. Le celle solari a multi giunzione sono più esposte ad un danneggiamento rispetto a quelle a singola giunzione, proprio perché la presenza di più giunzioni in serie determina tensioni
inverse di cella più elevate (tipicamente, maggiori di 20V), e le potenze dissipate per effetto Joule sono notevoli.
La soluzione da adottare prevede l’uso di criteri di protezione delle singole celle del pannello contro il possibile danneggiamento derivante dal funzionamento in condizioni di polarizzazione inversa, mediante la connessione di un diodo di by-pass; tale diodo è collegato alla cella con polarità invertita rispetto alla cella stessa, ed attraverso di esso scorre la corrente della stringa quando la cella in questione si trova in ombra (vedi schema di figura 2.8).
Fig. 2.8 Schema elettrico di protezione di una cella solare a tripla giunzione
Le prospettive di sviluppo delle celle a multi giunzione sono molto interessanti. Il grafico di figura 2.9 mostra l’incremento dell’efficienza di conversione delle varie tipologie di celle solari nel corso degli ultimi 30 anni. Le celle a tripla giunzione basate sui composti III-V della tavola periodica degli elementi, impiegate nei sistemi a concentrazione, sono indicate nella figura con il colore amaranto. Come si può osservare le celle solari hanno raggiunto valori di efficienza vicini al 40%, che rappresenta un valore tipico assunto da una centrale termoelettrica. Se si ipotizza un trend di incremento nel valore di efficienza secondo l’andamento riportato nel grafico con la linea tratteggiata, è possibile verificare il superamento della soglia del 40% nei prossimi 5 anni. Questo significa che la tecnologia delle celle a concentrazione basate sui composti III-V della tavola periodica, in una prospettiva non troppo lontana, ha le potenzialità per diventare competitiva con gli attuali sistemi di generazione dell’energia.
 
Fig. 2.9 Evoluzione dell’efficienza di conversione nel corso degli anni per varie tipologie di celle solari (best results). Al grafico è stato arbitrariamente aggiunta la linea di tendenza tratteggiata per mostrare le possibili prospettive di sviluppo nei prossimi anni.
 
 
 
 
 

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